Mentre le regioni del nord Italia si stavano liberando in armi, altri italiani erano costretti a subire ancora le vendette naziste: penso a Treuenbrietzen, dove 127 soldati italiani furono falciati dai tedeschi in fuga. O ai più di cento impiccati a Hildesheim a fine marzo. O ancora alle decine fucilate a Bad Gandersheim.
Aspettando il #25aprile2020, #raccontiamolaresistenza anche delle centinaia di migliaia di soldati e ufficiali che a lungo non hanno avuto un racconto: quella categoria degli schiavi di Hitler denominati Internati militari italiani. È ancora necessario parlarne perché, se pure compresi nella legge istitutiva del giorno della memoria ancora la loro vicenda non è pienamente riconosciuta: basta pensare al processo di risarcimento intentato da alcuni ex IMI contro la Germania e che ha visto il nostro Stato schierarsi con quest’ultima contro le loro ragioni.
Nei Lager il loro No alla Rsi e ai nazisti è stata una Resistenza a tutto tondo e nell’internamento, nella maturazione imposta dalle dure condizioni determinata da quella scelta, possiamo anche trovare le basi di quella che sarà l’Italia democratica
La resistenza degli Internati Militari Italiani
Mentre le regioni del nord Italia si stavano liberando in armi, altri italiani erano costretti a subire ancora le vendette naziste: penso a Treuenbrietzen, dove 127 soldati italiani furono falciati dai tedeschi in fuga. O ai più di cento impiccati a Hildesheim a fine marzo. O ancora alle decine fucilate a Bad Gandersheim. Aspettando il #25aprile2020, #raccontiamolaresistenza anche delle centinaia di migliaia di soldati e ufficiali che a lungo non hanno avuto un racconto: quella categoria degli schiavi di Hitler denominati Internati militari italiani. È ancora necessario parlarne perché, se pure compresi nella legge istitutiva del giorno della memoria ancora la loro vicenda non è pienamente riconosciuta: basta pensare al processo di risarcimento intentato da alcuni ex IMI contro la Germania e che ha visto il nostro Stato schierarsi con quest’ultima contro le loro ragioni. Nei Lager il loro No alla Rsi e ai nazisti è stata una Resistenza a tutto tondo e nell’internamento, nella maturazione imposta dalle dure condizioni determinata da quella scelta, possiamo anche trovare le basi di quella che sarà l’Italia democratica(Agostino Bistarelli)
Pubblicato da Irsifar Roma resistente su Mercoledì 22 aprile 2020
Immagine in evidenza: fotogramma tratto da http://www.imidoc.net/it/
di Lucia Ceci
In questo tempo di clausura forzata che vede i medici in prima linea e molti di quanti restano a casa con una gran voglia di correre, apriamo una finestra su una figura particolare della Resistenza romana: Manlio Gelsomini.
Campione nazionale juniores di atletica leggera, corse i cento metri in 11 secondi netti. Ma Gelsomini non fu solo un velocista. Fu un pediatra e un partigiano.
Ufficiale medico di complemento, l’8 settembre è a Roma e il 10 combatte a Porta San Paolo. Entra nel Fronte clandestino della Resistenza romana e partecipa alla lotta partigiana con il nome di battaglia Ruggero Fiamma.
È arrestato nel gennaio 1944 vicino Ponte Milvio e si trova nel carcere di via Tasso da 76 giorni, quando viene prelevato, portato alle Fosse Ardeatine e ucciso con un colpo alla testa.
Lucia Ceci ripercorre questa vicenda cercandone le tracce nell’Archivio Virtuale Biografico delle Vittime delle Fosse Ardeatine, attraverso una videointervista a chi lo ha progettato e ne è attualmente responsabile: Alessia Glielmi.
Un medico nella Resistenza e le sue tracce in un archivio digitale
#RaccontiamolaResistenzaIn questo tempo di clausura forzata che vede i medici in prima linea e molti di quanti restano a casa con una gran voglia di correre, apriamo una finestra su una figura particolare della Resistenza romana: Manlio Gelsomini.Campione nazionale juniores di atletica leggera, corse i cento metri in 11 secondi netti. Ma Gelsomini non fu solo un velocista. Fu un pediatra e un partigiano. Ufficiale medico di complemento, l'8 settembre è a Roma e il 10 combatte a Porta San Paolo. Entra nel Fronte clandestino della Resistenza romana e partecipa alla lotta partigiana con il nome di battaglia Ruggero Fiamma.È arrestato nel gennaio 1944 vicino Ponte Milvio e si trova nel carcere di via Tasso da 76 giorni, quando viene prelevato, portato alle Fosse Ardeatine e ucciso con un colpo alla testa. Lucia Ceci ripercorre questa vicenda cercandone le tracce nell’Archivio Virtuale Biografico delle Vittime delle Fosse Ardeatine, attraverso una videointervista a chi lo ha progettato e ne è attualmente responsabile: Alessia Glielmi.
Pubblicato da Irsifar Roma resistente su Giovedì 9 aprile 2020
Immagine in evidenza: Fotografia di Manlio Gelsomini, medico, medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Archivio biografico virtuale delle vittime delle Fosse Ardeatine (ViBiA), dossier 150. Fonte originale presso: Museo storico della Liberazione, Archivio istituzionale, Bacheche, b. 9, fasc. 4.
Indice
RUGGERO ZANGRANDI: UN VIAGGIO NEL NOVECENTO
Prospettive di ricerca
Dal premio “Nicola Gallerano”
La scuola e la storia